“Il Filo dell’Alleanza”

Settembre 2018

Il Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo 

e 

World International Sicilian Heritage  

presentano

“Il Filo dell’Alleanza”

di 

Daniela Papadia 

martedì 9 ottobre 2018

Ore 18.00

Palermo

Palazzo Belmonte Riso

Corso Vittorio Emanuele, 365

Palermo – Il Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo e l’associazione WISH presentano il 9 ottobre 2018 alle ore 18.00, a Palazzo Belmonte Riso, il progetto artistico “Il Filo dell’Alleanza” di Daniela Papadia, con la collaborazione scientifica di Riccardo Cassiani Ingoni.


Il Filo dell’Alleanza è un progetto del programma “Italia, Culture, Mediterraneo” realizzato con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nell’ambito della Presidenza Osce. Un’opera collettiva che coinvolge un gruppo di donne tra Israele e Palestina, in un progetto che promuove integrazione e convivenza nel Mediterraneo e nel Medio Oriente attraverso l’arte e la tecnica del ricamo. 

Il Polo Museale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo – dichiara la Direttrice, Valeria Patrizia Li Vigni è particolarmente attento alle tematiche di apertura e collaborazione tra i popoli, con l’obiettivo di aprire un dialogo costruttivo in grado di abbattere le barriere, nel convincimento che sia possibile costruire un futuro migliore. Il progetto di Daniela Papadia, artista palermitana tra i primi a essere inserita nell’Archivio SACS del Museo Riso (lo Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia, volto alla promozione della creatività artistica siciliana), si ricollega a precedenti iniziative portate a compimento con successo da Alighiero Boetti, riprendendo il tema della collaborazione e del recupero del patrimonio immateriale del ricamo“.

Il ricamo come messaggio di pace. È questo, infatti, il progetto dell’artista Daniela Papadia, promosso dall’Associazione WISH – World International Sicilian Heritage anche nell’ambito delle attività di BIAS 2018, la Biennale Internazionale di Arte Contemporanea, che mira al dialogo tra diverse culture a prescindere dalla nazionalità. Un progetto partecipato, che vuole condurre ad una riflessione sui principi di uguaglianza e di fraternità fra tutti i popoli, indipendentemente dalla loro religione e origine. 

Il processo creativo dell’arte – dichiara l’artista Daniela Papadia insieme alla scienza può, infatti, favorire il cambiamento, la crescita personale, e il rispetto delle differenze culturali e religiose. Il “Filo dell’Alleanza” rappresenta un mezzo, una via per intrecciare relazioni che rigettano la discriminazione, l’esclusione e la violenza. Facendo interagire insieme gli individui si portano contenuti simbolici carichi di significati adeguati alla giusta percezione di sé e dell’altro.”

Per raggiungere questo obiettivo, l’artista utilizza il ricamo come strumento per rappresentare questo intrico di relazioni, di contatti umani, di scambi, di vite, parole, culture che si intrecciano, fondamenti basilari nella storia dell’uomo. L’artista ha scelto il ricamo poiché simboleggia l’arte della “riparazione”, una metafora tra arte e scienza per ricucire gli strappi consumati in conflitti, purtroppo, ancora attuali.

Nell’opera “Il Filo dell’Alleanza”, questa trama viene rappresentata da sei arazzi di 1,23 x 2.60 m, assemblati con un filo d’oro che rappresenta il Mediterraneo. L’artista ha coinvolto sei gruppi di donne, del movimento Women Wage Peace, appartenenti ad etnie e religioni diverse (palestinesi, israeliane, beduine e druse) e della scuola di moda a Rehovot di Letizia Della Rocca, che insieme hanno incontrato la ricamatrice Michal Avvisar divenuta la coordinatrice delle esecutrici. 

Ognuna di loro ha realizzato un arazzo tra Israele e Palestina, luoghi per la Papadia ideali per ricucire gli strappi aperti dall’interruzione del dialogo e dei conflitti e per riavviare un processo di alleanza e convivenza. Nelle opere, i fili d’oro ricuciono quindi simbolicamente gli strappi e fanno incontrare donne provenienti dai due Paesi, che desiderano conoscersi e lavorare insieme, ma che sono separate dalla storia, dalle guerre e dalle divisioni interne. L’oro è incorruttibile, il metallo più prezioso, è causa di guerre e disuguaglianza, in questo caso l’oro unisce e crea l’incontro. Questo gruppo di lavoro si è infine incontrato a Gerusalemme dove ha riunito i sei lavori in un’unica opera collettiva, un grande arazzo di 2,40 metri x 5,20 metri di lunghezza, che rappresenta la mappa del Mediterraneo, una sorta di genoma umano, che integra e definisce l’unicità e somiglianza di ogni individuo, raffigurando i 12 geni che garantiscono la funzione del sangue, individuati dal neurofisiologo Riccardo Cassiani Ingoni. Il sangue è, infatti, il fluido corporeo che dà la vita e che da sempre rappresenta nella storia i valori di coraggio, le alleanze, le rotture, l’appartenenza ad un popolo o ad una famiglia. “La mappa del genoma, nella sua complessa elaborazione, ci mostra gli elementi comuni che appartengono all’umanità intera. Lo studio del genoma umano porta così a un paradosso linguistico: “Unicità e comunanza”. Il genoma ci dice che facciamo parte di un unico progetto umano. Noi siamo unici, esattamente come tutti gli altri, e il rispetto di ogni uomo è il fondamento della dignità della comunità umana”. L’intero progetto è stato raccontato dal regista Francesco Miccichè in un documentario, prodotto dall’Istituto Luce e da Reporter. Il 9 ottobre sarà proiettato il trailer. 

Il rapporto tra arte e scienza interessa da sempre Daniela Papadia, che già dal 2013, nelle sue opere, dialoga con la mappa del genoma, con la genetica e la biologia molecolare. Nel 2014 inizia questo percorso artistico con l’arazzo The table of the Alliance esposto al Campidoglio, Chicago, Miami e Londra. Un’opera realizzata da alcune ricamatrici di diverse nazionalità, detenute nel carcere romano di Rebibbia. Una iniziativa che ha ottenuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana il quale ha donato anche una medaglia di rappresentanza. (documentario visibile www.tableofalliance.org)

Comunicazione:

Polo Museale regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo

Ludovico Gippetto (+ 39) 380.3676787 – (+ 39) 091.320532 int.211

cerimoniale@poloartecontemporanea.it

Museo Riso (+ 39) 091.587717 – www.poloartecontemporanea.it

Biglietti:  https://www.poloartecontemporanea.it/orari-e-tariffe/

Associazione WISH World International Sicilian Heritage 

Rosanna Minafò minafo@yahoo.it + 39 3484009298
Santa Nastro snastro@gmail.com +39 3928928522

http://www.bias.institute

 

Venice present the BIAS 2018 Palermo

Venice present the BIAS 2018 Palermo |
The Title | The DOOR: Porta Itineris Dicitur Longissima Esse

WISH – World International Sicilian Heritage presenta
BIAS 2018 di Palermo (Biennale Internazionale Arte Contemporanea Sacra delle religioni dell’umanità) Come evento collaterale alla 57th Esposizione Internazionale Arte della Biennale di Venezia.

Con il patrocinio e la collaborazione di
Politecnico di Torino | Arcidiocesi di Palermo | Regione Sicilia Assessorato Cultura | Comune di Palermo | IUAV di Venezia | Aristotle College di Lugano

All’interno del giardino segreto del seicentesco Palazzo Donà dalle Rose, al civico 5039 alle Fondamenta Nove, nel cuore dell’antichissimo quartiere di Cannaregio, a 100 metri dall’Atelier del Tiziano, si apre il giardino segreto
Algiubagiò Garden Ca’ Donà dove viene allestita l’esposizione d’arte contemporanea di presentazione della prossima BIAS 2018 (Biennale Internazionale Arte Sacra delle religioni dell’umanità) sul tema della Porta: Porta itineris dicitur longissima esse; dell’essere la porta la parte più lunga – sia essa in entrata o in uscita – di un percorso di viaggio.

La BIAS (www.biasinstitute.it) è un appuntamento transnazionale di arte contemporanea che si svolge a Palermo negli anni pari e che viene di anno in anno presentata con mostre itineranti in diverse città nel mondo. La BIAS è anche una esposizione munita di diversi Padiglioni che si libera dal concetto di appartenenza e di rappresentazione di una Nazione o di lingua, e ricollocando l’artista nella sua dimensione più umanistica e introspettiva laboratoriale evidenziando e ricollocandola in una sua astratta e concreta al tempo stesso appartenenza spirituale con tutte le sue evoluzioni interdisciplinari, dall’arte plastica all’architettura, dalla musica alla fotografia.
La BIAS infatti come nella precedente edizione è scandita dal Padiglione della filosofia, dal Padiglione Scientifico Darwiniano, dal Padiglione delle Religioni
Perdute, dal Padiglione Abramitico che racchiude ebrei, cristiani, maroniti, ortodossi, protestanti e islamici, dal Padiglione Indù, Padiglione Buddista, Padiglione Sciamano, Padiglione Taoista, Padiglione delle Religioni Africane, Padiglione degli Atei, Padiglione dei Sincretista.

Praeteritum, praesens et futurum International Holy Art o meglio la Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea delle Religioni dell’Umanità è tutto questo, è un’esperienza cognitiva nuova, un poggiare in modo
innovativo rigenerante il proprio visus sull’arte, antica, passata o contemporanea soffermandosi sulla spiritualità dell’arte e di cui l’artista è portatore, consapevole o inconsapevole, nei secoli.

Esiste un complesso patrimonio di incognite, profondamente scolpito nella mente dell’uomo. È il filo atemporale dell’Umanità che lega – inconsapevolmente – l’uomo di un tempo all’uomo di oggi.

L’innata oscillazione tra il corpo materiale e l’immateriale, cerniera tra il finito e l’infinito cede lo spazio all’intuizione, all’ispirazione dell’artista che
assume la sua funzione di anello di congiunzione tra individuo e cosmo, parvenza di una improvvisa risoluzione degli enigmatici quesiti di sempre.
Il coinvolgimento contemporaneo delle due città, Venezia, nella Preview nella settimana iniziale della Biennale di Architettura di Venezia, e Palermo un anno dopo in versione completa, vuole gettare le basi di un ponte ideale della
cultura che unisca l’Occidente e l’Oriente, il Nord ed il Sud, superando ogni pregiudizio ed intolleranza.

Un ponte simbolico ed ideale tra tutti i Nord e i Sud, gli Ovest e gli Est sparsi nel mondo.

La BIAS racchiude in sé la ricerca e la rappresentazione dell’inclinazione della fede religiosa nell’arte, visto come luogo di rielaborazione dell’intima intuizione verso il sacro, espressione del fare umano, promuovendo una importante
riflessione nel panorama dell’arte contemporanea, volta a concentrarsi nella spiritualità dell’artista.

Kandinskij narrava, tra le fibre delle sue tele colorate, la parte più vera e più preziosa dell’artista: l’anima e la spiritualità dell’uomo, il percorso individuale e collettivo che rivelava le matrici dell’essere nato e vissuto casualmente in
una confessione religiosa – piuttosto che in un’altra – portando con sé per tutta la vita il Credo, in una realtà essenziale nascosta dietro l’apparenza e l’indefinita certezza.

La teosofia, intesa come la verità fondamentale e sottofondo alla dottrina ed ai rituali presenti nelle diverse confessioni religiose di tutto il mondo, fornisce infine naturale razionalità all’arte astratta moderna e contemporanea
BIAS 2018 ogni biennio indica un tema su cui gli artisti sono chiamati a sviluppare un progetto d’arte partecipando a un bando di selezione.
Il tema della Porta per BIAS 2018, scandito nei diversi Padiglioni secondo l’intima appartenenza viene così affrontato e sviluppato in modi diversi dagli artisti invitati a partecipare secondo le loro specificità all’evento collaterale
di presentazione della 57th Esposizione Internazionale Arte della Biennale di Venezia.

A BIAS 2018 collaborano attivamente la curatrice

Chiara Modìca Donà dalle Rose, dello IUAV di Venezia
nella persona del Magnifico Rettore Arch. Prof. Alberto Ferlenga, dell’Arch, Vito Corte, Responsabile Architettura area
occidentale Sicilia per WISH World International Sicilian Heritage, il coordinamento del Polo Museale Arte Contemporanea Regione Sicilia Palazzo Belmonte Riso – Terrasini nella persona della Dr.ssa Valeria Li Vigni,
dell’Arcidiocesi di Palermo e del Comune di Palermo, dei curatori del Politecnico di Torino Prof. Fabio Armao ed Ing. Michela Sichera Prof. Roberto Lavarini, il coinvolgimento diretto dell’Aristotle College di Lugano del suo Presidente e Prof. Ord. di filosofia teoretica presso l’Università di Lucerna Giovanni Ventimiglia a capo del padiglione filosofico, del Dr. Federico Bonelli capo dipartimento Arte Contemporanea Olanda per WISH World International Sicilian Heritage, della Prof. Giovanna Capilli dell’Università San Raffaele di Roma responsabile istituzionale Roma Capitolina per WISH,
della Dr.ssa Franca Pallaro responsabile WISH per l’area Padova e Colli Euganei, Dr. Lorenzo Morello Capo Dipartimento Piemonte e relazioni internazionali USA per WISH, del Prof. Rolando Bellini di Storia dell’Arte
dell’Accademia di Brera, del Prof. Guido Brivio dell’Università di Torino, di Roberto Bilotti d’Aragona del Museo Carlo Bilotti di Roma, della Dr.ssa Elena Benassi Capo Dipartimento Arte Contemporanea per le Puglie di WISH World
International Sicilian Heritage, di Mme Donatienne Graham Bates Marquise D’Asserac de Ranrouët Capo Cerimoniale rapporti con Editoria WISH per la Francia, di Sarita Marchesi Progetto Sinai Tavola dell’Alleanza per
WISH – World International Sicilian Heritage per BIAS 2018, del Prof. Neil Kent di Cambridge, Capo coordinamento Padiglioni Abramitici e Ceppo Cristiano nei Paesi Anglofoni e rapporti con la Russia per WISH World International
Sicilian Heritage e nei workshop di Davide Crippa, curatore ufficiale degli allestimenti del Politecnico di Torino, Ghigos Ideas e lo staff di WISH World International Sicilian Heritage.

Tutto prende spunto dal tema della prossima edizione della BIAS 2018 (www.biasinstitute.it) che si svolgerà a Palermo nella primavera del prossimo anno, anticipandola al mondo dell’arte internazionale con una
complessa PREVIEW durante il periodo della 57th Esposizione Internazionale Arte della Biennale di Venezia, siglando una stretta collaborazione con il Politecnico di Torino – mantenendo vive ed invariate le numerose partnership e collaborazioni che hanno creduto nel progetto sin dal suo inizio e che sono state suggellate nella edizione precedente consultabili nel sito e nel catalogo della BIAS 2016.

Nel 2018 Palermo sarà Capitale Italiana della Cultura e, oltre ad essere sede di BIAS 2018, sarà anche sede della 12th Edizione di Manifesta prevista per il 15 giugno 2018 che si preannuncia di grandissima qualità e livello per
il grande coinvolgimento della città e coordinamento all’unisono delle numerose attività che Palermo e la Sua comunità da anni hanno attivato con iniziative pubbliche e private.

Gli artisti coinvolti sono Andrea Kantos con l’opera Sulla Soglia, Tomek Kolczynski, Tamar Halperin e Etienne Abelin (bachSpace) con una installazione musicale, Rosa Mundi con BJM Mario Bajardi La porta di Nain –
Umanity’s time life of Umanity e l’ultima cena omaggio a Jacopo Robusti detto il Tintoretto, Sulla Soglia, Les Vestiges du jour, Edo Janic con la Lega d’Oro La porta di Costantinopoli, Daniela Papadia con The Table of Alliance, Federico
Bonelli con il Protoquadro, Rita Elvira Adamo, Barbara Cammarata e gli Analogique con una installazione pneumatica Acquasanta, Paola Cassola con Homo Mundus Minor, In Memory of Bones e Liquid City, Valentina Rosa
con Frammenti, Maurizio Montagna con Trittico Portaluppi, Albedo Ragusa Ibla 2002, Albedo Palazzolo 2002, Albedo S.M. delle Grazie Milano 2000 e Scenary #011 – Pretare e Scenary #020 – Piedilama, Armando Perna con Viadotto Sfalassà, RC (2013), Niccolò Montesi con Famiglia e La Scusa è Servita, infine Gaia Todeschini con fotografie tratte
da Dissoluzione.

ARTISTI
Analogique, architecture design atelier | Rita Elvira Adamo, architect | Barbara Cammarata, visual artist bach Space, musical ensemble | Tomek Kolczynski, composer | Tamar Halperin, pianist | Etienne Abelin, violinist
BJM Mario Bajardi, musician, pianist, violinist, composer
Federico Bonelli, visual artist
Paola Cassola, visual artist
Aldo Cichero, visual artist, boat designer
T. Halperin, musician, pianist, composer
Edo Janic, sculptor, engraver
Andrea Kantos, visual artist
Aude de Kerros, writer
Maurizio Montagna, visual artist, photographer
Niccolò Montesi, visual artist, photographer
Rosa Mundi, visual artist, photographer, writer
Daniela Papadia, visual artist, painter
Armando Perna, photographer
Valentina Rosa, artist, sculptor, painter
Gaia Todeschini, photographer
Per l’edizione BIAS 2018 collabora attivamente con WISH World International Sicilian Heritage il Politecnico
di Torino con un progetto condiviso a Venezia, in occasione della 57th Biennale di Venezia, portando a compimento
l’evoluzione raggiunta nel 2017 per Contemporary Art del progetto laboratoriale ed espositivo Gang City nel 2016 che
fu ambientato nello spazio Tethis dell’arsenale di Venezia in seno alla Biennale di Architettura 2016.

Il tema concettuale della Porta sarà occasione e stimolo di riflessione introspettiva per gli artisti che parteciperanno al bando BIAS 2018 prossimo, con evoluzioni che si snodano tra il pensiero filosofico più frequentemente
sviluppato sul concetto di soglia per spingersi sino alla rappresentazione dell’esodo con un focus sul tema dell’immigrazione, per giungere ad una sorta di guado catarsico rappresentato dalla stanza confessionale, restituendo
sacralità all’attimo della consapevole confessione umana del suo errare e delle conseguenze del suo errare – attualizzato in canoni moderni – e della consumazione eucaristica, trasformato in pane e vino.

Per presentare, in anteprima nella laguna veneta, la BIAS 2018 di Palermo in seno alla settimana di opening della 57th Esposizione internazionale di Arte della Biennale di Venezia, si snoda un’esposizione interdisciplinare, dalla
fotografia alla musica all’architettura, allestita negli spazi di Ca’ Donà a filo con l’Algiubagiò Garden ed il giardino segreto, a 20 metri dal Padiglione Iraniano.
Un piccolo essai del viaggio nel mondo della porta di BIAS 2018 interpretato da artisti contemporanei nelle diverse prospettive e sfaccettature possibili.

PROGETTI
Porta | Porta itineris dicitur longissima esse
L’esposizione si articolerà dentro i locali al piano terra di Ca’ Donà, entrando dal giardino segreto al 5039 delle Fondamenta Nove mimetizzandosi, al suo interno, ed integrandosi nel flusso turistico della Biennale e di Venezia.
Il tema della Porta è il tema della BIAS 2018, ossia la seconda edizione della Biennale Internazionale di Arte Contemporanea delle Religioni dell’Umanità – ideata dall’artista Rosa Mundi – presentata nella precedente edizione a
Venezia ed a Palermo sull’originario tema della Creazione | La Genesi, verrà anticipata in occasione della 57th Esposizione Internazionale Arte della Biennale di Venezia con due video installazioni allestite all’interno di uno
spazio concettualmente denominato Confessionale, per indicare quel luogo di riflessione ed introspezione personale, il passaggio tra il materiale e l’immateriale, il visivo ed il pensiero.

La curatrice Chiara Modìca Donà dalle Rose ha chiamato a confrontarsi su questa specifica progettualità della porta alcuni artisti, progettando un allestimento che spazia dal giardino nascosto al limite delle Fondamenta Nove e dalla laguna Nord che conserva, dietro al muro, il suo silenzio per poi procedere ed entrare attraverso due successive porte in
due contesti nuovi, il primo estremamente intimista con due video installazioni, ed il secondo fortemente domestico con
impatti volumetrici dilatatori.

Un viaggio attraverso il quale è possibile oltrepassate le Porte (dei più complessi Padiglioni che verranno allestiti in Sicilia e a Palermo tra aprile e giugno 2018 quali i Padiglioni Filosofico, Darwiniano, delle Religioni
Perdute, Cristiano, Abramitico, Islamico, Ebraico, Zoroastriano, Induista, Buddista, Africano, Sciamanico,
Sincretista)  della prossima BIAS 2018 in versione annunciata ci narrano l’evoluzione della BIAS 2018 a Palermo ed in altre città della Sicilia.

Lo spazio confessionale a cavallo tra la riflessione – il pentimento – la seduta psichiatrica, è la porta interiore, una riflessione introspettiva liberatoria dei propri errori, la ricostruzione e riscoperta di frammenti del proprio passato e
della propria umana esistenza. Una sorta di passaggio da una dimensione di inconsapevole leggerezza a concreta consapevolezza. Il pubblico potrà vedere ed ascoltare le video installazioni progettate per la presentazione della BIAS
2018, unendo in chiave interdisciplinare arte figurativa, foto e musica come creazioni artistiche a se stanti ed autonome in una composizione scenica.
Nel confessionale due schermi e due cuffiette da indossare: all’interno di ciascuno di essi due videoinstallazioni di Rosa Mundi, Andrea Kantos, Tomek Kolczynski, BJM Mario Bajardi.

La curatrice chiama a completamento di questa esposizione anche l’artista Daniela Papadia con la sua opera The Table of Alliance, ossia una tela di lino ricamata da lei con 12 donne carcerate nella prigione di Rebibbia, una sorta
di tovaglia di 12 metri per 33 persone che rappresenta la ricerca scientifica dell’unicità del genoma umano.

VIDEO e COMPOSIZIONI MUSICALI
PRIMO VIDEO | ROSA MUNDI
Rosa Mundi (artista fotografa, pittrice e scultrice, è l’ideatrice del concetto ed è l’originaria autrice dell’umana
performance della BIAS, ossia di una esposizione di arte contemporanea che guardi alla spiritualità dell’artista in luogo
della sua nazionalità o lingua) propone un video in post produzione tratto delle sue foto artistiche scattate in diversi siti Siriani, prima della guerra e dopo, che rappresentano l’umanità di questi luoghi, il loro esodo e la loro corsa e
l’attraversamento di un numero infinito di porte. Le foto ci narrano della civiltà di questo secolo presso il monumentale sito di Palmyra, ruderi della Chiesa dedicata a San Simeone Stilita nei pressi di Aleppo ed il Krak des Chevaliers
presso la città di Homs, con la giustapposizione dell’umanità precedente che nei secoli ha costruito e vissuto quei luoghi, oggi ruderi e merbres della Storia dell’Umanità.

Il titolo del video e delle foto di Rosa Mundi – montate lentamente in sequenza – è UMANITY’S TIME LIFE con tre episodi: The Passengers, The Door, Jump. Le foto La Porta di Nain e La Soglia invece sono allestite sotto l’arco dell’altare nel giardino. Sulla Porta ossia all’interno del confessionale – porta della propria anima, soglia della consapevolezza del proprio errare e raggiungimento del pentimento – si celebrerà l’incontro tra il viaggio nel tempo ed il
dolore dell’umanità e la compassione di Dio.

Rosa Mundi rappresenterà con le sue foto – tratte da più missioni i Siria prima e durante il conflitto armato – la Porta di una umanità in movimento, di una umanità che nei secoli varca la soglia della sofferenza, della costruzione,
del dolore, del peccato, del raggiungimento della consapevolezza dei suoi errori, della confessione e della redenzione. Il tutto è scandito dal ritmo infinito e lento del tempo dell’umanità, infinitamente più lungo del tempo individuale,
umanamente percepibile dal singolo individuo. Le foto raffigurano in particolare i luoghi delle religioni perdute e le umanità che le abitavano prima del conflitto e quelle che le abitano tutt’oggi. Rappresenta un viaggio, fuori e dentro l’anima dell’umanità, nel cercare la salvezza e la ricerca della luce dalle finestre e dalle porte. Le foto evidenzieranno il ruolo della comunità internazionale, l’Umanitas che ha varcato questi luoghi nei secoli, pietre vive di una civilità passata e presente, sempre leggibile. La Porta del tempo, passato e presente, è la soglia, del prima e del dopo della Porta della vita.

Tre estratti dell’opera di BJM Mario Bajardi Schengen da 3,57 minuti, 2,35 minuti e 5,46 minuti verranno montati su uno dei due video di Rosa Mundi. Le opere di BJM Mario Bajardi e l’opera di Rosa Mundi viaggeranno insieme
mantenendo ciascuna la loro unicità e specificità. L’opera Schengen di BJM Mario Bajardi, violinista e compositore (elettroacustico come elettronico tout court). Dopo quasi dieci anni di pubblicazioni discografiche (l’esordio, Overture
Arcaica, del 2007 e da allora le mirate pubblicazioni Archives e gli EP Glass Orchestra e Inverse EP) ha necessitato nel suo percorso di una pubblicazione di peso che nella scelta del titolo – Schengen – già evoca a pieno temi di attualità, richiamando inequivocabilmente l’epocale transizione che stiamo vivendo. Una transumanza che ha messo in serio pericolo proprio l’acquis di Schengen, ovvero quell’insieme di norme e disposizioni, integrate nel diritto dell’Unione Europea, che ha enormemente favorito la libera circolazione dei cittadini all’interno del cosiddetto Spazio Schengen, giurisprudenza che davamo per scontata e che Bajardi mette in relazione con la libertà con la quale ha sempre prodotto la sua musica. Nella sua musica, al riparo dalle mode elettroniche, lo sguardo si fa più scuro e cinematografico, vestito di
una cinematografia astratta in dialogo tra spazio e umori, più che tra storia e storie. La sottoscritta curatrice della BIAS 2016, Chiara Modìca Donà dalle Rose, sceglie di fare dialogare le due creatività artistiche di BJM Bajardi e Rosa Mundi all’interno del confessionale, realizzando una sorta di soglia della Porta del mediterraneo, il mare internum nostrum, interpretata come occasione di una ricerca introspettiva del viaggio dell’umanità e dei migranti nei secoli verso una auspicata ed immaginata nuova vita in Europa, lasciando le rive del Nord Africa e del medio oriente. Il mare ed il varcarlo si materializza tra musica ed immagini in una sorta di soglia che spesso non lascia scampo, restando purtroppo soglia, trovando la salvezza nei lidi dell’isola certa, la Sicilia, ed in altri casi la morte nei fondali del grande mare. (Credit Song Schengen Published by Iter-Research 2014 Courtesy by ONDE Electronic contents 2014).

SECONDO VIDEO | ANDREA KANTOS
L’artista Andrea Kantos continua la sua ricerca filosofica – dopo il progetto Dei Dispendium / Compendium, sul tema della creazione presentato in BIAS 2016 a Venezia ed a Palermo a Palazzo Gaetani di Bastiglia – e presenta un
progetto sulla soglia, sul concetto di limite. Se la creazione viene vista come creazione ex nihilo, così il concetto di limite è in qualche modo implicito, cioè creazione e limite, sono uniti da due concetti di determinazione. C’è un termine usato da Anassimandro: «Ápeiron», il senza limiti (in quanto è un limite lui stesso, quello più lontano e profondo nel suo essere in-finito – pone e si pone nella finitezza).

La riflessione sul limite si è concentrata su un aspetto implicito della porta,
quello della soglia. Si potrebbe dire che molta o tutta la storia della filosofia è contenuta nel concetto di soglia, demarcazione, convalida e superamento (il ragionamento è una stratificazione di soglie). Il concetto di finito e infinito
tiene saldamente lo scacco sulla società occidentale non governata più da alcuna metafisica; l’infinito (l’idea di volontà di potenza che governa la volontà di superamento della morte, come sottolinea Severino) è il simbolo della modernità e della sua libertà in-condizionata, senza territorio; là dove troviamo il non-limitato è il nulla che ci aspetta, “quel nulla di inesauribile segreto” a cui si accennava più sopra. Andrea Kantos elabora così una sorta di grande disegno, esplorato per parti (limiti), dove i solchi sono soglie, le forme si scambiano con le parole che le delimitano, in un approccio sinestetico. La curatrice

Chiara Modìca Donà dalle Rose sceglie di affiancare due artisti diversi, Andrea Kantos – visual artist – e Tomek Kolczynski – compositore del gruppo bachSpace – nel rispetto dell’identità e dell’autonomia delle loro
distinte opere, nella produzione di un’opera unica audiovideo dal nome Thauma | Il Gioco delle Parti che utilizza la composizione musicale Voodoo (Constellation Hiraeth / bachSpace / Neue Meister 2017).
TERZO VIDEO | DANIELA PAPADIA
Rappresentativo del Padiglione Cristiano Ortodosso e Darwiniano l’opera di Daniela Papadia La Tavola dell’Alleanza, lunga 12 metri come il numero degli apostoli, con 36 coperti come gli anni di Cristo. La Tavola dell’Alleanza, attraverso l’intreccio dell’arte, della scienza, e della vita, promuove l’incontro e il dialogo profondo con culture diverse, poggiando sui principi di uguaglianza e di fraternità fra tutti i popoli, indipendentemente dalla loro
religione e origine. Il processo creativo artistico con il supporto scientifico può favorire il cambiamento, la crescita personale e il rispetto delle differenze culturali e religiose. L’artista Daniela Papadia definisce la Tavola dell’Alleanza
come una mappa esteriorizzata del nostro sé interiore. La scienza e l’arte rappresentano un mezzo, una via per promuovere l’intrecciarsi di relazioni che rigettano la discriminazione, l’esclusione e la violenza. La conoscenza come porta che conduce all’alleanza. L’Italia, Venezia, nel cuore del mediterraneo, diventa il luogo ideale per ricucire gli strappi che si sono aperti nell’interruzione del dialogo ed avviare un processo di integrazione multiculturale. Il genoma è il legame di comunione e patrimonio genetico del genere umano. Il genoma è composto da miliardi di piccole unità chiamate basi azotate, che rappresentano l’architettura di un individuo. Queste piccole unità sono legate tra loro in una lunghissima molecola di DNA che differisce da specie a specie, ma è sorprendentemente simile all’interno di ogni specie. La mappa
del genoma, nella sua complessa elaborazione, ci mostra gli elementi comuni che appartengono all’umanità intera. Lo studio del genoma umano porta così a un paradosso linguistico: “Unicità e comunanza”. Il genoma ci dice che facciamo parte di un unico progetto umano. Noi siamo unici, esattamente come tutti gli altri, ed il rispetto di ogni uomo è il fondamento della dignità della comunità umana. Questo è il principio di uguaglianza e fraternità degli uomini,
indipendentemente dalla loro provenienza, religione, nazione e sesso. Gruppi eterogenei di persone si integrano e lavorano insieme attraverso i fili dei diversi quartieri e nazionalità che la compongono. Questi stessi fili ricordano quelli che nel ricamo diventano preziosi punti che definiscono un disegno. Il disegno che vogliamo rappresentare è quello del genoma che integra e definisce l’unicità e somiglianza di ogni persona.

CON L’ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E SUA MEDAGLIA DI RAPPRESENTANZA
Con il patrocinio di: Ministero della Giustizia, Roma-Capitale – Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, Ministero dei Beni Culturali e delle Attività Culturali e del Turismo, Pontificium Consilium Pro Familia

OPERE ESPOSTE
Aldo Cichero le sedute dell’Architetto Design Aldo Cichero fungeranno da comode poltrone confessionali da cui
visionare i video di Andrea Kantos ed Aldo Cichero al limite tra il luogo della confessione e quello della riflessione
introspettiva.

Analogique | Rita Elvira Adamo | Barbara Cammarata
Presentano il progetto ACQUASANTA: “L’acqua potente scorre per sempre senza essiccarsi e senza fermarsi. é come il Tao. Quando deve scorrere in una valle profonda decine di migliaia di zhang, si butta in avanti senza paura. é come il coraggio. Equilibra sempre se stessa. é come la Fa (legge)”. Lu Zhen
Acquasanta è un’immersione nell’acqua. Un telaio metallico è l’infrastruttura che intreccia insieme un’orditura di sacche che disperdono lentamente l’acqua. Una camera-visione pneumatica incapsula il telaio e raccoglie l’acqua alla sua base, è il primo passaggio verso l’interno. Uno spazio del vedere e del sentire, che, attraverso il movimento del visitatore, si rimodella attivando imprevedibili deformazioni delle tessiture. L’immersione è un attraversamento, un viaggio nella profondità delle diverse forme dell’acqua che, una volta rivelate, assumono carattere purificatorio e vitale. L’installazione
attiva un’interferenza continua tra il mondo complesso ed evoluto dell’uomo e quello sacro e primordiale dell’acqua.

bachSpace l’opera musicale del gruppo bachSpace, installata in giardino di Ca’ Donà, è il frutto di una stretta collaborazione tra il compositore Tomek Kolczynski, il pianistaTamar Halperin ed il violinista Etienne Abelin. bachSpace
opera una giustapposizione dell’Adagio della Sonata BWV 1005 di J.S. Bach, originariamente composto per un violino solo, è una rielaborazione elettronica dell’Adagio di Tomek Kolczynski di nome ADA.
Traendo ispirazione da una intuizione di Tamar, il violinista Etienne ha registrato le quattro voci individualmente, una dopo l’altra, reinserendole di volta in volta e dando vita ad una musica da camera ‘virtuale’. Con la registrazione di Etienne, Tomek ha poi creato un ostinato armonico e una nuova voce sola usando esclusivamente frammenti di Bach. Il risultato è una nuova composizione che dolcemente richiama il contenuto musicale e la componente emozionale del brano originario di Bach.

Protoquadro di Federico Bonelli è il quadro digitale, ispirato al movimento del mare mediterraneo e al senso del colore blu, si compone ricombinando in modo sempre differente fotografie del mare dello stretto di Messina. E’ uno studio per un più grande trittico, da realizzarsi, ispirato dal miracolo della traversata dello stretto di San Francesco di Paola. Il trittico nella versione finale cambierà colore e comportamento in funzione dello stato del mare nello stretto con dati in tempo reale.

Paola Cassola l’opera Homo Mundus Minor (2017) ruota attorno all’esperienza personale dell’artista ed al percorso intrapreso per superare un traumatico episodio che ha segnato la sua prima età adulta. L’artista presenta un cabinet in legno (che replica il tradizionale altare del Buddha giapponese) con due ante che una volta aperte svelano una parte di un autoritratto fotografico in bianco e nero. Parte integrante dell’opera è una precedente performance The BodyBondage (2012) realizzata a Santiago de Chile. Nella performance, che si risolve in una serie di autoritratti fotografici, in bianco e nero, l’artista utilizza tecniche di movimento del corpo e mimica teatrale interpretando ruoli ed emozioni del suo variegato mondo interiore. Con l’ausilio di bende e garze nasconde i tratti più riconoscibili del suo corpo femminile esponendo la fragilità’ e vulnerabilità che si celano dietro alla sua naïveté.

Homo Mundus Minor In Memory of Bones
33 x 53 cm, legno, fotografia, performance (Ed. Un.) 100 x 70 cm, fotografia
Dal Guatemala (nel 2013) al Messico (nel 2016) In Memory of Bones e’ un viaggio di ricerca in cui l’artista si confronta con la tradizione culturale, politica e storica del Giorno dei Morti (Dias De Los Muertos), la celebrazione dei defunti con le consuete visite alle tombe degli antenati, le cerimonie ed i rituali in loro onore. Tra testimonianze, iconografia, scritture geroglifiche, reperti archeologici, l’interesse dell’artista ruota intorno alla rappresentazione e la comprensione del corpo, della morte, della vita e della memoria dall’epoca Maya ad oggi. Come una porta aperta, un collegamento tra morte e vita,
corpo e mente, passato e presente, In Memory of Bones si risolve con una riflessione sui ricordi extra-cerebrali dell’inconscio e sulla capacità del corpo umano di incamerare, indipendentemente dalla mente, la memoria di esperienze appartenute al passato e cio’ che tali emozioni hanno significato.
Spinto dall’impulso di fornire un approccio alternativo all’evoluzione della civiltà contemporanea che cresce a spese dell’identità personale e del senso dello spazio e di appartenenza, il lavoro fotografico Liquid City (2017) ripropone le caratteristiche architettoniche di una citta’ inondata, e le interpreta con immaginazione: il suolo diventa cielo, porte
diventano finestre e viceversa. e le stesse immagini sono talvolta sottosopra.
Le città’ invisibili (1972) del filosofo italiano Italo Calvino, l’esploratore veneziano Marco Polo racconta storie sulle città che ha incontrato durante i suoi viaggi. Descrive dalle “città della memoria” alle “città nascoste”, dalle “città reali” a quelle “immaginarie”, che colpiscono sempre più l’imperatore dei Tartari Kublai Khan. Ad un certo punto diventa evidente che tutte queste città non son altro che lo stesso luogo. Quando il gran Khan comincia a perdere la speranza di uscire dall’ “Inferno” in cui è caduto, il suo impero che si sta sgretolando, Polo gli dice: “ci sono due modi per non soffrire:
il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Le opere del fotografo Maurizio Montagna riflettono il lavoro di questo artista in diversi momenti della sua carriera.
Rappresentare il paesaggio è un’attività necessaria al fine di fissare valori fondamentali per la comprensione della nostra
esistenza. Comprendere il paesaggio vuol dire comprendere le persone che lo abitano o che lo hanno abitato, nonostante
le possibili macroscopiche differenze. In gran parte del paesaggio contemporaneo un comune denominatore accomuna
questi luoghi: le tracce lasciate dall’uomo.

Trittico Portaluppi, Fotografia, 65 x 94 cm
In questa sorta di geografia antropica, i luoghi dell’abitare e quelli di passaggio intrecciano e sedimentano elementi che parlano lingue diverse e stratificate, e la comprensione di questa sedimentazione e lo studio delle varie forme del
paesaggio emergono come un’urgenza quasi ancestrale: “l’arte in questo ha fatto e deve continuare a fare la sua doverosa parte”. Nelle sue fotografie, Maurizio Montagna ambisce a creare, con uno sguardo coerente, dei punti di vista univoci:
la sua necessità è una lettura del paesaggio e dell’architettura definita e definitiva: “il mio interesse per la stratificazione e per la complessità dei soggetti viene risolto dalla mia posizione e delle precise inquadrature, i simboli e gli elementi ripresi, nel loro continuo reiterarsi, costruiscono svariate storie, la loro messa in sequenza le identifica e da’ loro un senso di lettura”. Le immagini qui esposte tratte da Albedo, Scenary e l’imponente Trittico Portaluppi, immortalano luoghi ingaggiando lo spettatore in una lettura trasversale che affianca ed accomuna archi, geometrie ed architetture che
tragicamente possono diventare macerie e rovine. In questa architettura e nelle sue macerie possiamo leggere il dramma di una comprensione parziale del nostro paesaggio, un paesaggio che chiede sempre maggior attenzione, e in quella attenzione che ci si auspica, la fotografia e l’arte non possono che responsabilmente produrre la memoria necessaria per documentare e mettere in atto cortocircuiti possibili, affermando utopie che talvolta si dimostrano urgenze.

Albedo – Ragusa Ibla, 27×32 cm Albedo – Palazzolo, 27×32 cm Albedo – S.M. delle Grazie Milano, 27×32 cm

Scenary #020 – Piedilama, 145×200 cm
“In questo inizio di XXI sec. si parla con sempre maggiore insistenza di paesaggio, attribuendo spesso a questo termine significati diversi, ma seguendo una comune aspirazione: quella di ritrovare nelle qualità che vengono di volta in volta attribuite al paesaggio un principio di equilibrio del nostro habitat, in un’epoca di trasformazioni dalle dimensioni finora
sconosciute” (da Nuovi Paesaggi – Franco Zagari).

Rosa Mundi in dialogo diretto con la Tavola dell’Alleanza questa rivisitazione dell’ultima cena con sagome di specchi riflessi che introdurranno il pubblico all’interno della macchina scenica dell’ultima cena, con l’opera omaggio a Jacopo Robusti rappresentativo del Padiglione Cristiano.
Riflessi: la chiave dell’ultima cena, plexiglass e specchio, 200 x 130 cm
All’interno dell’astratto Padiglione delle Religioni Perdute questa immagine al limite tra la vertigine ed il soffocamento che ci rivela una seconda porta ricamata e nascosta dietro una prima porta, in una sorta di staffetta del tempo di una umanità sommersa.

Les vestiges du jour, Fotografia stampata su tessuto
La soglia del pensiero, Fotografia

Niccolò Montesi nell’opera di Niccolò Montesi l’atto di mettere a fuoco assume una nuova valenza, non solo visiva. E’ nel dato sensibile e tattile, nelle dinamiche del supporto che l’immagine immortalata dall’obbiettivo fotografico si differenzia da una semplice stampa per diventare un’opera d’arte unica in cui è richiesta la partecipazione attiva del fruitore.
Nelle sue opere il gioco di logica, dove l’artista seduce ed al tempo stesso sfida lo spettatore a confrontarsi con se stesso e a dare una propria personale interpretazione, si collega al « gioco » inteso come la porta per un ritorno all’innocenza ed alla spensieratezza infantile, spesso in forte contrasto con l’immagine in cui le tematiche dai risvolti emotivi, religiosi e
sociali e di attualità, come nel caso della Famiglia e de La Scusa è Servita, sono espresse in un equilibrio formale di grande fascinazione estetica, creando realtà differenti che si incastrano e si ripetono tra loro ad esprimere « giochi di
potere » forieri di una morte elegantemente travestita, dettati da logiche a volte incomprensibili. I dettagli nelle opere di Montesi diventano protagonisti della composizione scenica.

La Scusa è Servita, 125 x 105 cm Famiglia, diametro 120 cm
Armando Perna con la sua opera Viadotto Sfalassà, RC (2013), La Porta del Mediterraneo, in un solo scatto ci racconta i numeri della A3, ossia dei 443 chilometri di autostrada, 190 gallerie, 52 svincoli e 480 tra ponti, viadotti e cavalcavia che attraversano l’estremo sud dell’Italia per arrivare nel centro del mediterraneo, il mare internum nostrum. Una sorta di
serpentone che taglia Campania, Basilicata e Calabria, una porta del sud verso il nord e viceversa. Questa opera è tratta dalla mostra Verso il Mediterraneo – Sezioni del paesaggio da Salerno a Reggio Calabria, a cura di Emilia Giorgi e
Antonio Ottomanelli e ci offre una particolare prospettiva della Salerno-Reggio Calabria, aperta nel 1962.

Viadotto Sfalassà, RC (2013), fotografia, 80 x 102 cm
Valentina Rosa l’installazione di questa giovane artista palesa, non solo metaforicamente, il dramma di questo periodo storico e consiste in una serie di figure femminili modellate in argilla, ognuna contraddistinta da rotture, lacerazioni o crepe che si estendono lungo diverse parti del loro corpo e da cui fuoriescono granuli di terra. Le opere di Valentina Rosa parlano delle fratture che si sono aperte in questa società, parlano anche del cambiamento e della rigenerazione che questa crisi comporta. Il tema delle soglie e della porta nelle sculture di Valentina si materializza nella materia dalla quale queste
figure prendono forma ed emergono terracotta ed argilla: materiali poveri, e per questo preziosi, definitivi, che parlano del Tempo e di una Umanità lacerata, alla ricerca di soluzioni per ricostruirsi, per rifondare le proprie radici.

Frammenti, 2016-17, terracotta, argilla espansa
Gaia Todeschini la scelta fotografica qui proposta fa parte di un progetto in fieri “Dissoluzione” che consta di una serie fotografica di 350 foto suddivise in diverse sezioni che ritraggono scenari desolati, volutamente in bianco e nero,
collocabili in uno spazio temporale indefinito. La sezione dal titolo “Inferno – Canto III” racchiude una serie fotografica di differenti varchi tra porte, cancelli e saracinesche di spazi industriali, proponendo una riflessione sul tema
dell’abbandono e della speranza. Le opere scelte in Bias 2018 evidenziano la contemporaneità delle porte di un ambiente industriale, che lascia intravedere margini di terre agricole ritmando nei successivi scatti, invece, il suo trasformarsi in archeologia industriale sino a diventare rovina, inscenando un susseguirsi di Pale Eoliche quali principali protagonisti di una nuova composizione paesaggistica, al limite dell’apocalittico.

Inferno – Canto III, fotografia, 40 x 33 cm Inferno – Canto III, fotografia, 40 x 33 cm

BIOGRAFIE DEGLI ARTISTI E DEI CURATORI

ARTISTI
Analogique | Rita Elvira Adamo | Barbara Cammarata Analogique è uno studio di architettura fondato in Sicilia nel 2015 da Claudia Cosentino, Dario Felice e Antonio Rizzo che opera nel campo dell’architettura, del progetto urbano
e di paesaggio, della produzione di arredi e della pratica curatoriale. Tra le ricerche in corso la più significativa riguarda l’architettura pneumatica che, rinnovando le forme e gli strumenti classici, ridefinisce gli spazi individuali e collettivi, ponendosi come catalizzatore in grado di alimentare accadimenti inediti al suo interno ed interazioni stupefacenti con l’ambiente circostante. L’architettura pneumatica celebra contemporaneamente la forma pura e la sua negazione, il senza della forma, l’informe con le sue deformazioni. Contemporaneamente rappresenta la forma assoluta, indifferente al
contesto e la forma indefinita che si adatta all’esistente preservandolo ed aprendosi a nuove relazioni. Ha esposto al padiglione Venezia della Biennale di Venezia “Mar gh’era 2222” in occasione della XV Mostra di Architettura e ha
realizzato “RAFT”, un nuovo spazio espositivo per Farm Cultural Park a Favara; é stato selezionato per IFLA 2016. Nel 2017 ha realizzato il progetto di allestimento “Intruso” per la mostra “Architettura Invisibile” a Cura di Rita Elvira Adamo negli spazi del Museo Carlo Bilotti a Roma, e ad aprile ha esposto all’interno del progetto Design Nomade, BASE Milano.

Rita Elvira Adamo nasce a Cosenza nel 1990. Consegue la maturità classica al liceo “Bernardino Telesio” di Cosenza nel 2008. Dopo il diploma si trasferisce a Londra e frequenta la London Metropolitan University dove si laurea in
Architettura nel 2013. La ricerca iniziata durante gli anni universitari è alla base della mostra “Architettura Invisibile – Movimenti italiani e giapponesi degli anni Sessanta e il dibattito contemporaneo” che è stata ospitata dal Museo Bilotti
di Villa Borghese a Roma da gennaio a marzo 2017. In questo periodo, lavora anche come internship presso lo studio di Norman Foster a Londra. Nel 2013 si trasferisce a Zurigo e collabora per due anni nello studio Santiago Calatrava.
Attualmente vive tra Roma, Londra e Amantea (Calabria) e sta per conseguire la laurea specialistica in Architettura sempre presso la London Metropolitan. A luglio 2016 promuove come ideatrice la “Rivoluzione delle Seppie” un movimento culturale sperimentale che partendo dalla conoscenza dei piccoli paesi calabresi, propone esempi e modelli di rigenerazione urbana e sociale dei centri storici attraverso le risorse tipiche del territorio e le opportunità generate dai flussi migratori provenienti dal sud del Mediterraneo. Barbara Cammarata è un visual artist, vive e lavora in Italia. La
sua esperienza si colloca all’interno di progetti di rigenerazione sociale/urbana e di innovazione sociale. Attualmente collabora all’interno di differenti progetti tra cui Polline, Farm Cultural Park e Gang City, un progetto del DIST
Dipartimento del Politecnico di Torino e Dimora Oz. Co-fondatore di Polline, un progetto di arte digitale, e fondatore del LAB4 spazio culturale indipendente. La sua produzione mostra un particolare interesse per il concetto di gruppo e di identità culturale, nelle sue installazioni, l’artista analizza ed esamina l’identità di un oggetto / soggetto, modificando ed innescando un processo di cambiamento (destrutturazione). Attraverso ciò è possibile rileggere l’oggetto in questione dando allo spettatore una varietà di interpretazioni, al fine di mettere in discussione le percezioni di comprensione comune.
Attualmente la sua ricerca si spinge ad osservare l’individuo come animale sociale da osservare in relazione al luogo, sia
esso uno spazio pubblico o privato. La sua indagine ha immediatezza visiva ed una ricerca accurata. Tra le partecipazioni
più recenti: Farm Cultural Park, Dimora Oz, Museo Riso/Palermo, BIAS 2016, Gang City/XV Mostra di Architettura La
Biennale di Venezia 2016, Design Nomade/BASE Milano.

bachSpace La pianista Tamar Halperin e il violinista Etienne Abelin uniscono la musica di Johann Sebastian Bach con composizioni elettroniche di Tomek Kolczynski. Insieme elaborano pezzi ibridi, in cui la musica barocca si trasforma in elettronica e viceversa. Il loro CD di debutto bachSpace sarà editato dalla casa tedesca Neue Meister il prossimo agosto
2017.
Tomek Kolczynski nato nel 1973 a Gdansk (PL), Tomek cresce in Svizzera dove studia ‘audio design’ dal 1997 al 2002 con Wolfgang Heiniger, e dal 2010 al 2012 performance libere con Alfred Zimmerlin e Fred Frith alla Basel
Music Academy. Attualmente Kolczynski lavora come musicista e compositore principalmente per film, radio e teatro.
Nel 2015 ha composto una colonna sonora di 90-minuti soundtrack for per il computer game Feist e nel 2016 la musica per Die Reichsgründer oder das Schmürz di Boris Vian at Schauspielhaus Hannover. La sua compilation del
Trio bachSpace debutterà ad agosto del 2017. E’ stato membro del Swiss Institute di Roma tra il 2008 e il 2009. Tamar Halperin Born in Israel 1976, Tamar Halperin received her musical education at the Tel Aviv University, the Schola Cantorum Basiliensis in Switzerland, and at the Juilliard School in New York, where she received a Doctor’s degree in 2009, having written her dissertation on J. S. Bach. With repertoire that ranges over five centuries, Dr. Tamar Halperin performs world-wide as a soloist and with various chamber groups. She appeared in venues such as New York’s Carnegie
Hall and Alice Tully Hall, London’s Wigmore Hall, Amsterdam Concertgebouw, and the Berlin Philharmonie, Konzerthaus, Festspiele, and Berghain Club. Together with her husband, singer Andreas Scholl, she recorded “The
Wanderer:” a Song album with works by Haydn, Mozart, Schubert, and Brahms. Etienne Abelin born in Bern 1972.
From conducting Bach&Electronics with pianist Francesco Tristano, the Youth Orchestra of Caracas together with the Sistema Europe Youth Orchestra at La Scala Milano to world- and Swiss premieres of orchestra pieces with the Basel
Sinfonietta, Indie Rock singer Shara Nova and Belgian DJ Grazzhoppa, an own evening at the Concertgebouw Amsterdam with the ensemble bachSpace or a release with label ECM with Nik Bärtsch’s Mobile Extended, the Swiss
conductor and violinist Etienne Abelin follows his passion to explore new ways in classical music and to inspire people.
He was a musical collaborator of Claudio Abbado for many years as the principal second violin in the Orchestra Mozart
Bologna and member of the Lucerne Festival Orchestra.

BJM Mario Bajardi

Bjm è un riconosciuto compositore di musiche per Film, cortometraggi, spot, jingle internazionali (Tasca Almerita spot: “The sound of vine”) e collaborazioni con artisti internazionali e aziende internazionali che creano suoni per Film di Hollywood come la Twistead Tools e la 8DIO. Nell’album Schenghen sono inclusi alcuni brani composti negli ultimi anni per opere audiovisive e teatrali: fra questi “Insemina”, additional music per il cortometraggio
“Sweetheart” diretto da Miguel Angelo Pate (già aiuto regista in “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino e “Unknown – Senza identità” con Liam Neeson e Diane Kruger), insieme ai tre atti o momenti di “Officium” creati per
l’omonimo documentario di Giuseppe Carleo, in cui si può apprezzare anche il coro del Liceo Musicale Regina Margherita di Palermo. Il disco è ulteriormente impreziosito dal contributo sonoro che arriva dal recente progetto “BlendInstrument Motion Textures”, prodotto da BJM per la software/music library company 8DIO di San Francisco, arricchendo la palette timbrica ed espressiva nella composizione. Credit Song Schengen Published by IterResearch 2014 Courtesy by ONDE Electronic contents 2014.

Federico Bonelli

filosofo e artista multimediale. Nato a Roma nel 1969, vive e lavora ad Amsterdam dal 2002. Collabora a progetti di ricerca che integrano la prospettiva delle arti all’indagine e all’azione sociale. Attualmente e’ CMaO a
dyne.org, free software think and do tank, attiva nel campo dell’innovazione sociale e della ricerca in vari progetti europei.
Dal 2012 dirige un progetto di arte contemporanea site-specific e sostenibile in cui elabora metodologie per l’art driven innovation: Trasformatorio (www.trasformatorio.net). E’ co-autore di protoquadro (protoquadro.net) progetto d’arte generativa co-sviluppato con Philips Research dal 2005 al 2009. Ha diretto cortometraggi, disegnato luci e video, inventato scenografie multidisciplinari, fatto il drammaturgo e il regista per spettacoli di danza e altre arti sperimentali. “The spirit of times of our age is rich and poor at the same time. Is rich in words, news, bits, shouts and mere numbers of
links between concepts. Is poor of poetry, vision and empathy. I question myself with some abstract form of art, in the sense of the humanist ideal of “Homo Universalis”.” (www.fbproductions.net).

Paola Cassola nasce a Milano nel 1980, e nel 2002 consegue un Bachelor of Arts a Londra al Goldsmiths’ College, University of London. Senza mai abbandonare la sua macchina fotografica, dopo Londra e Madrid si trasferisce a Ginevra dove per un anno lavora alla sua prima mostra fotografica internazionale: The spirit of making something out of nothing
(2003), presso le Nazioni Unite. E’ una riflessione sulla figura della donna e dell’immigrazione nella societa’ dell’informazione e delle nuove tecnologie. Nel 2004 Paola Cassola torna a Milano, diventa giornalista e collabora come
fotografa e reporter con le principali testate nazionali ed internazionali. Durante un fotoreportage a Tokyo, un episodio traumatico rivoluziona la sua vita, e da quel momento diventa artista. Muovendosi liberamente tra fotografia, video, performance e installazione, realizza numerose opere di impronta autobiografica e sposta al centro della sua ricerca il
corpo, l’energia, il movimento. Paola lascia il giornalismo e realizza le sue prime performances: The Body-Rope (2011) e
The Body-Bondage (2012) a Santiago de Chile. Nel 2012 partecipa a CarnemBody alla Fabbrica del Vapore a Milano.
Nel 2013 si trasferisce a Rio de Janeiro: nel 2014 coinvolge il pubblico nella performance My Back-Story ad ArtigoRio e
nel 2015 propone SchitzoFREEnia, presso l’Accademia di Arte EAV Parque Lage; partecipa a Future IdentitiesBodies.Places.Spaces
presso la Galleria Laura Haber, di Buenos Aires. Dal 2016 vive a Miami ed espone tra Miami e New York.

Aldo Cichero inizia giovanissimo (1960) lavorando nel cantiere Baglietto di Varazze, dove disegna barche che hanno fatto la storia del cantiere come la serie Ischia, Elba, ecc. A fine anni ’60, lavora per l’architetto Paolo Caliari e con lui approfondisce la progettazione degli esterni e degli interni e si dedica anche all’industrial design. Nei primi anni ’70, fonda con Cesare Cassina la Bracciodiferro lavorando con grandi artisti quali Gaetano Pesce e Alessandro Mendini. La produzione di Bracciodiferro è, oggi, considerata uno dei migliori casi di arte applicata al design. Inizia così la carriera di uno degli architetti che hanno segnato il design nautico dagli anni 70’ con le mitiche Alalunga, i nuovi Magnum Marine, gli Admiral, i Lamborghini passando per gli anni ’90 con le linee dei Baglietto che hanno dettato a lungo uno stile. Ha lavorato con moltissimi cantieri elaborando sempre nuove linee e creando molti progetti innovativi. Negli ultimi anni ha proposto nuove soluzioni per le floating power barge per la produzione di energia. Nel 2015 ha creato con il collezionista
Juerg Brauchli, C&B Design, un progetto in cui l’arte incontra il design. Collabora con la Crystal Caviar di Marek Landa con la creazione di sculture luminose in cristallo e a settembre 2016, a Palermo, ha partecipato alla Biennale Internazionale di Arte Sacra Contemporanea con il progetto NUN, un avveniristico motor sailing yacht pensato come museo d’arte itinerante. La ditta di design Boffetto Form to furniture ha presentato al Salone del Mobile 2017 di Milano la collezione di arredi “Concert” da lui firmata e presto verrà presentata al pubblico la linea dedicata nautica creata per Venini, storica ditta muranese del vetro. Aldo Cichero si è contraddistinto nel tempo per aver progettato varie tipologie di imbarcazioni tutte connotate da una pulizia formale unita ad un’attenzione per gli aspetti funzionali e di confort.
Nell’ultimo anno l’attenzione per la qualità della vita a bordo lo ha portato a sviluppare alcuni progetti per grandi motoryacht dotati di vele al fine di consentire una navigazione silenziosa e rispettosa per l’ambiente marino. Ha
partecipato alla BIAS 2016.

Edo Janic nato a Valvasone è incisore e scultore. Ha realizzato dal 1968 ad oggi circa 200 lastre all’acqua forte raccolte per lo più in crtelle realizzate per i principali editori d’arte italiani. Per l’editore Sellerio ha realizzato ì, dal 1972 al 1987 per la pregevole collana “La civiltà perfezionata illustrata con incisioni” numerose lastre riprodotte in copertina. Ha tenuto personali dal 1971 ad oggi a Roma, Bucarest, Amsterdam, Belgrado, Zagabria, Reggio Emilia, Ravenna, Ferrara, Padova, Palermo, Ragusa, Spalato, Silimbergo, Torino, San Giovanni in Valdarno. Ha partecipato alla Bias 2016.

Andrea Kantos
Project Manager e Visual Artist. Nasce a Palermo nel 1977. Cofondatore di Dimora Oz, di cui è coordinatore e responsabile per i progetti di arte contemporanea. Semionauta e infomane, si interessa all’Alter come un
primo processo che vede l’individuo e il suo destino in una fitta rete di trame e frame, le cui derive e i principi sono assolutamente metafisici. Ha presentato Dimora OZ al Creative Lab (Direzione Enzo Fiammetta, Orestiadi di Gibellina e
il Museo di Alcamo) al Digital Farm (Farm Cultural Park di cui è responsabile per l’area di Palermo) ed è stato presente alla Biennale di Architettura di Venezia 2016. Ha esposto alla BIAS 2016 a Venezia ed a Palermo. Dal 2004 al 2010
realizza Simulacri, disegni e testi sinestetici. Nel 2012 Per Macerie realizza il ciclo di Erra Et Elabora (Tesi N.1, Medusa/Mater, Chiesa del Giglio, 2013; Tesi N.2 San Sebastiano/Turkish Apocrypha, Palazzo Costantino di Napoli,
2014; Tesi N.3 Settima Persona, 2014), Frammenti, 2014, e il ciclo Pasta Reale (2015). Nel 2014 realizza Locus Amoenus, video/performance/installazione (Argimusco, Montalbano, Trasformatorio). Nell’ambito dei laboratori annuali di Dimora Oz realizza con Andrea Mineo ReMoto a Luogo, Osservazioni (ORIGINI/Strutture, PaMaP Lab/Dimora Oz, 2015). Nel
2015 inizia un ciclo sulla crisi: CRISIS; one Body e CRISIS Pre-production (UNICORN, Farm Cultural Park, 2015). Nel
2016 continua la sua ricerca col medium del testo, con MaGriffe (Fondazione Bartoli – Felter, 2016), A no(u)s A (giornata
del libro), Dei Dispendium / Compendium (Bias, 2016), Gang Bang in the City (Gang City, Arsenale, Biennale di Venezia 2016), This is not a Stand, understand, support it! (Hotspot, Dimora OZ, 2016).

Aude de Kerros saggista, pittrice francese nata a Batavia nell’India orientale olandese nel 1947 proviene da una famiglia di marinai, artisti e avvocati. Vive in Asia, Sud America , Medio Oriente e di Israele. Di ritorno in Francia per i suoi studi universitari, si laurea presso l’Istituto di studi politici di Parigi ed in seguito consegue un Master in legge e partecipa a numerosi workshop incisori Henri Goetz, SW Hayter e Johnny Friedlaender. Non si
contano le esposizioni di Aude de Kerros, più di ottanta in Francia ed in Europa. Invitata dalla Fondazione Konrad Adenauer nel 1984. Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Museo Nazionale delle Donne nelle Arti a Washington.
Ha partecipato alla mostra “Da Bonnard a Baselitz” presso la Sala della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi. Dagli anni 1990, Aude è conosciuta anche per i suoi articoli sull’analisi del mondo dell’arte subendo anche le influenze dello scrittore Wladimir Weidlé. Da anni anima in Francia e nel mondo il dibattito sul tema arte contemporanea, dando una prospettiva d’artista indipendente. Ha contribuito, come testimone della storia dell’arte di più di mezzo secolo, a raccontare le due facce di una realtà complessa: il mondo visibile dell’arte nella finanza internazionale ed il concettualismo
dell’arte. Ha scritto i discorsi dell’Istituto di Sound Archive di Franklin Picard. Dirige il giornale Aude Royalty Kerros su Radio Cortesia, programma dedicato alla riflessione ed all’esplorazione delle arti visive, al di fuori delle tendenze
dominanti.

Maurizio Montagna nato a Milano, Maurizio lavora con la fotografia da oltre 20 anni. I suoi lavori realizzati con macchine fotografiche in grande formato affrontano temi legati al paesaggio urbano, architettura e studi relativi alle varie modalità espressive della fotografia. Realizzando articolati progetti che creano complesse relazioni tra linguaggio e rappresentazione, il suo lavoro mette in evidenza le svariate possibilità della fotografia documentaria. Le opere di Maurizio Montagna, attraverso una costruzione semantica incisiva e personale, guidano lo spettatore verso una attenta riflessione sul paesaggio contemporaneo, creando una narrazione poetica che va oltre il soggetto ripreso. Ha esposto in musei e gallerie in Italia ed all’estero, tra le sue ultime esposizioni si annoverano:
Verso il Mediterraneo. Sezioni del paesaggio da Salerno a Reggio Calabria, Palazzo Poli Roma, 2016; Passaggi di Sguardo e Tempo tra Salerno e Reggio Calabria – SP 3 Gallery, Treviso, 2016; Aldo Andreani architetto, Palazzo Te,
Mantova, 2015; Architettura Sintattica Milano capitale del moderno, Expo Milano 2015, Grattacielo Pirelli, Milano; The Third isalnd “OIGO”, La triennale di Milano, 2016; II° International Photography and Video Biennale Changjiang,
Museum of Contemporary Art, Changjiang, Cina, 2017; Le città invisibili, Triennale di Milano, 2002/03; Fundamen tals, XXIV Architecture Biennale, Arsenale, Venezia, 2014; Peripheral Visions: Italian photography in context, 1950s – Present, the Bertha and Karl Leubsdorf art gallery, Hunter College New York, Stati Uniti, 2012; Expo dopo Expo, Triennale di Milano, 2009; Le città invisibili, Triennale di Milano, 2002/03.
Tra le Monografie: Albedo 2004 (the Plan Ed.), Billboards 2008 (Damiani Ed.), Giulio Minoletti Architetto 2009 (Schine
Ed.) ed un progetto monografico sull’architetto Aldo Andreani 2016 (Electa Architettura Ed.).
Tra i Premi: Gallarate award in contemporary photography, Terzo Paesaggio, Civic Gallery of Modern Art, Gallarate,
2009; Statement Paris Photo, international exposition: 8 artists of the emerging scene represents Italy and expose their
works at the Carrousel du Louvre, Parigi, Francia, 2007; Les laurate de la Galerie d’Essai, Le Rencontres International
de la Photographie d’Arles award, Arles, Francia, 1999.

Niccolò Montesi nasce a Padova nel 1977, e dopo gli studi di Architettura a Londra, studia fotografia a New York. Rientrato in Italia nel 2002, lavora per diversi anni nel settore della moda (Prada, Etro) senza però mai abbandonare la sua passione per la fotografia. Nel dicembre 2012 lascia l’azienda Moncler per dedicarsi alla professione di fotografo. A novembre del 2015 Niccolò inaugura la sua prima mostra personale a Bologna presso la Galleria D’Arte Maggiore GAM di Bologna: Family Games. Nel corso del 2016 i suoi lavori vengono presentati a New York al The Armory Show e a
Basilea ad ART Basel Scope, con la Galleria MG Art di San Francisco (CA). A maggio del 2017 Niccolò partecipa con
la Galleria The Pool NY a Vittel Tonné, una collettiva durante la 57 Biennale d’Arte di Venezia. Attualmente Niccolò vive e lavora a Milano.

Rosa Mundi nasce in coincidenza delle coordinate 5° 26’23 ‘’ N12° 19’ 55’’. RM è uno pseudonimo d’artista. Vive tra due isole di mare e un’isola di fiume. Prestata all’arte ed alla fotografia da più di un ventennio, viaggiatrice instancabile, predilige trasporre in arte ed in fenomeni artistici vicende reali del quotidiano e fenomenologie ambientali. Il suo percorso laboratoriale parte dalla fotografia, reinterpretando in un fantasioso dialogo costante la realtà e l’immaginario, per spingersi a produzioni video ed ad manifatture ed istallazioni miste di vetro, tessuto, ferro, acciaio a strutture lignee.
Frequenta i corsi di Pittura, Scultura, Coreografia e Storia dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, l’Accademie
des Beaux Arts di Strasburg, l’Ecole Martenot di Paris. Nell’arco degli ultimi 20 anni ha esposto a Strasburgo, Venezia, Parigi, Deauville, Vimoutiers, Canapville, Neuilly sur Seine, Palermo, Salemi, Castelporrona (Grosseto), Montecarlo (Lucca), Siena. Nel 2016 viene selezionata dal Politecnico di Torino per esporre nello spazio arte Thetis alla Biennale Internazionale Architettura di Venezia 2016 all’Arsenale da maggio a novembre 2016 nella mostra Gang City con la sua opera Lupara al Borotalco. Partecipa anche alla Biennale Arte Contemporanea di Venezia 2011. Sempre nel 2016 Rosa Mundi porta a compimento una grande progetto scritto nel 2009, ossia una grande performance interdisciplinare dal nome BIAS – tra Venezia e Palermo – coinvolgendo più di 77 artisti provenienti da tutto il mondo nell’innovativo concetto di Biennale transnazionale di arte incentrata sulla spiritualità dell’artista, al posto della nazionalità o della lingua che parla.
Espone al Museo RISO- Palazzo Belmonte, nella Cattedrale di Palermo, a Palazzo delle Aquile e nella Chiesa dei Teatini.
Nel novembre del 2016 presso il Castello di Morsasco si tiene una sua personale fotografica dal titolo The Stone patrocinata da Asso Castelli e dalla Regione Piemonte. A settembre 2016 partecipa all’esposizione internazionale
finlandese a Helsinki denominata Piexelache con una installazione Video Virtual Mapping Admid Animals Morph
Empathic Phisiognomy sul tema della empatia, rielaborando i principi della camera oscura di Gian Battista La Porta. Da
febbraio 2016 è co-worker di Dimora Oz. Nel 2015 espone a Palazzo Monte di Pietà a Palermo con la mostra dal titolo
Sicilia – Il Volto di una umanità patrocinato dall’ABI itinerante nelle sedi centrali delle banche italiane. Nel 2015 si cimenta nella scrittura della sceneggiatura e co-regia del film “L’altra faccia di Corleone”. Nel 2009 scrive il romanzo
storico filosofico, incentrato sul neoplatonismo di Pico della Mirandola dal titolo “Il Bestiario nel Roseto”. Nel 2014 espone nella mostra collettiva “The Power of Diversity” – per l’UNESCO DESS dentro la Chiesa serpottiana dei Tre nella Palermo, città ai tempi in corsa per la nomina di patrimonio mondiale dell’Unesco. Daniela Papadia ha esposto le sue opere in Italia, Europa, Stati Uniti e Svizzera. E’ nata a Palermo, attualmente vive e lavora a Roma. I suoi lavori sono stati esposti presso Gallerie quali Sergio Tossi, Firenze, Barbara Davis Gallery, Huston, Ernest Hilger Gallery, Vienna e Parigi, Generous Miracles, New York e presso istituzioni Italiane, Europee ed Americane quali Fondazione Hardhof, Basilea, American Accademy in Rome, Palazzo delle Esposizioni, Roma, Fondazione Marzotta, Milano, Galleria Civica, Instabul, Citizens Columbus Fundation, New York, Museo Pino Pascali, Bari, Fundus Fundation, Kassel, il Museo D’arte Moderna di Palermo e il Museo PAN di Napoli.
Nel 2006 il Museo D’arte Moderna di Palermo ha esposto una sua personale presentando gli ultimi cinque anni della sua attività artistica. Nello stesso anno anche la Fondazione Hardhof di Basilea ha esposto una sua personale con gli ultimi anni della sua attività.

Armando Perna nel 2014 entra a far parte del progetto di ricerca “The Third Island”, presentato alla Triennale di Milano
a dicembre 2015, pubblicato a gennaio 2016 da Planar Books, ed esposto nella sua versione definitiva presso l’Istituto Centrale della Grafica in Roma da dicembre 2016 a febbraio 2017. Dal 2013 si occupa con continuità della realtà Libanese e di Beirut, in particolare alla luce della crisi dei profughi generata dalla guerra in Siria. Nel 2014 “Dahiye”, un progetto di libro avente ad oggetto la periferia meridionale di Beirut, è finalista al “Photobook Dummy Award” di Kassel.

Valentina Rosa è una giovane artista che lavora principalmente con la scultura, scegliendo le installazioni come mezzo per raccontare il proprio immaginario interiore. Durante gli studi superiori, la sua formazione artistica si è concentrata sulla modellazione della ceramica, maturando negli anni una buona esperienza grazie alla partecipazione a diversi workshop e progetti inerenti le tecniche di decorazione. Tra questi, “Ceramica per architettura di interni ed esterni” con lo scultore e designer Nino Caruso e Gastone Primon nel 2009, ed il progetto “Tekne-Percorsi ceramici” in collaborazione con l’Istituto d’Arte di Este. Nel 2010, inizia il percorso di studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove consegue il diploma di I° livello in Scultura, proseguendo poi al biennio specialistico. Qui arricchisce le conoscenze acquisite affiancando alla lavorazione della ceramica altre sperimentazioni con diversi materiali, al fine di maturare una propria identità progettuale nella creazione di sculture e di installazioni ambientali.

I suoi lavori sono stati esposti in varie mostre, in ambito accademico (presso la galleria Art Forum Contemporary e
l’Istituto Storico Parri) e nell’ambito degli eventi di Art city White Night durante Arte Fiera Bologna. Di recente, grazie al bando Atelier 2017, Valentina è stata premiata con una residenza annuale presso la Fondazione Bevilacqua La Masa
di Venezia.

Gaia Todeschini nasce a Milano nel 1987. Dopo il Liceo Classico, consegue la laurea in Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano, per poi scegliere la fotografia come mezzo di introspezione e strumento di indagine. Seguendo la sua passione, dal 2013 segue diversi corsi didattici diventando assistente del fotografo Maurizio Montagna nel progetto
“The Bull Project” (Spagna).

CURATORI
Fabio Armao Professore ordinario di Processi della globalizzazione presso il DIST – Politecnico e Università di Torino, Visiting Professor presso la Cornell University (Usa), docente presso il Master di Economia e politiche internazionali dell’Aseri (Università Cattolica di Milano), socio fondatore di T.wai (Torino World Affair Institute), membro dell’Editorial Board della rivista “Global Crime” e dello Standing Group on Organized Crime dello European Consortium for Political Research. nel 2016 è stato curatore di Gang City, Evento collaterale della 15th Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. Tra i principali interessi di ricerca: metodologia delle scienze sociali, guerra e criminalità organizzata internazionale.

Davide Crippa Architetto, Ph.D. in Architettura degli interni e allestimento del Politecnico di Milano, docente a contratto presso la scuola di Design del Politecnico di Milano e la NABA, svolge attività professionale come co-fondatore di Ghigos, studio interdisciplinare votato alla ricerca ed alla sperimentazione. Ha curato nel 2014 l’allestimento della mostra
“FoodPeople”, per il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano; per EXPO 2015 ha curato la progettazione preliminare e definitiva del Cluster del riso; nel 2016 ha curato l’allestimento di Gang City, Evento
Collaterale della 15th Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
Chiara Modìca Donà dalle Rose nasce a Venezia nel 1970. Doctor Juris in Italia e Francia alla Sorbonne di Parigi ed alla Robert Schumann di Strasburgo – in diritto civile ed amministrativo, mecenate e promotore di numerose iniziative
artistiche tra Venezia e Palermo. Nell’aprile 2017 viene insignita del premio Albatros 2017 nella Basilica di San Giovanni Maggiore a Napoli per le sue attività di mecenatismo e di promozione della cultura in Italia ed all’estero. Project and Legal Manager del Padiglione Ufficiale dello Stato Iraniano alla 57th Esposizione Internazionale Arte della Biennale di
Venezia. Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Architettura di Venezia IUAV. Dal 2017 corpo docente nel Master Diritto ed Arte e nel Master Cyber Security presso Università San Raffaele di Roma. Advisory Board for Journal of Intelligence and Terrorism Studies anglo-americano – Veruscript. Nel 2016 cura integralmente la BIAS –
Biennale Transnazionale Arte Contemporanea Sacra delle Religioni dell’umanità, allestita tra Venezia e Palermo nei palazzi del centro storico, coinvolgendo 77 artisti concorrenti, selezionati e provenienti da tutto il mondo. Dal 2003 Docente alla Sapienza nei Master di secondo Livello Diritto e Responsabilità Civile e Diritto Privato Internazionale. Professionista impegnata nella tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, storico ed antropologico ed altresì nella salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio e della biodiversità. Nel novembre 2016, in occasione della giornata mondiale
del libro, cura la mostra collettiva d’arte contemporanea Fortezza Libraria a Palermo in collaborazione con il coinvolgimento diretto di alcuni membri di Dimora OZ, il Prof. Neil Kent di Cambridge e l’Istituto Gesuita Gonzaga di
Palermo. Sempre nel 2016 progetta e cura il corteo arabo federiciano con spettacolo equestre con costumi di scena e musica dell’epoca nel centro storico di Palermo. Nel 2015 cura la tappa siciliana del concerto I Miti greci eseguito dal maestro Alexandros Kapellis al Teatro Politeama con il patrocinio del Consolato di Grecia. Presidente dal 2012 di WISH – WORD INTERNATIONAL SICILIAN HERITAGE. Nel 2014 riceve l’onorificenza “Premio Pirandello Sezione Internazionale” per la sua attività professionali e di mecenatismo svolte a tutela ed a favore del paesaggio, del patrimonio
storico e del patrimonio artistico siciliano. Opera come avvocato tra Venezia, Parigi, Roma e Palermo. Autrice di numerose pubblicazioni sulla dottrina e l’applicazione del principio di precauzione in ambito nazionale ed internazionale con un particolare focus in merito alla convenzione di Tokyo e Rio de Janeiro, sulla biodiversità in ambito agroalimentare industriale, farmaceutico, medico e per la salvaguardia e tutela dell’ambiente. Nel 2013 cura l’esposizione d’arte Donne in Estasi con opere dell’artista Lucia Stefanetti presso la Cavallerizza di Palazzo Sambuca in associazione con la Fondazione Sambuca allora gestrice dello spazio e la Camera della Moda di Palermo. Nel 2012 cura la Mostra collettiva On ne nait pas femme mais on le devienne dentro lo storico giardino di Palazzo dei Normanni. Nel 2004 editor del
dipartimento internazionale francofono del sito diritto e dottrina Persona e Danno edito dal prof. Paolo Cendon di Trieste.
Fondatrice dello Studio Legale Politeama nel 2009 e della sezione Veneziana e Palermitana di Legalit nel 2014 ha perorato, con le reti di entrambi gli studi, cause di tutela e sensibilizzazione ambientale. In particolare da anni tutela il
Golfo di Gela, il Castello di Falconara dal progetto di trasformare il mare prospicente in un enorme parco eolico e le colline dell’opposto versante occidentale in colline di sterminati campi fotovoltaici a terra. Nel maggio 2010 per i festeggiamenti dei 150 anni dell’unità d’Italia, viene nominato curatore del museo del Risorgimento di Salemi restituendo alla città il primo Museo del Risorgimento e del Pre Risorgimento curando personalmente ogni più piccolo dettaglio architettonico, artistico, storico ed allestitivo utilizzando e facendo restaurare anche gli antichi cimeli ormai abbandonati
provenienti da una mostra spontanea svoltasi 1960. Dal 2006 al 2011 collabora con Beatrice Martin, allora direttore artistico del Musée Debussy, nel Festival Musicale del Monte Amiata, e in quello di Montecarlo nella Lucchesia. Nel 2010 idea e cura la il Symposium Musicale denominato La Via dei Mille in Musica, coinvolgendo un pubblico prevalentemente straniero in terra di Sicilia, inscenando concerti sul Cretto di Burri, il Castello di Salemi e la Fondazione
Orestiadi a Gibellina con esecutori del calibro di Denis Pascal, Philippe Graffin, Marie Paule Milione.

Roberto Lavarini è docente di Sociologia del Turismo presso il Dipartimento Turismo e Comportamenti Università allo IULM di Milano. Tiene corsi presso l’Università Cattolica e l’Università Statale di Milano. È stato Segretario scientifico dell’Osservatorio sul turismo e le risorse culturali della Camera di Commercio di Milano e consigliere presso l’APT, l’Azienda provinciale per la promozione del turismo nel territorio milanese. Roberto Lavarini è il nuovo Presidente del Centro Studi Manageriali di ADA (Associazione dei Direttori d’Albergo).

Mila Sichera Ingegnere, phd in Estimo e Valutazioni economiche DIST– Politecnico e Università di Torino, giornalista, ha collaborazioni didattiche e di ricerca con il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano e la IULM. Si occupa di comunicazione in architettura. Nel 2016 ha curato l’organizzazione di Gang City, Evento collaterale della 15thMostra Internazionale di Architettura di Venezia. I suoi interessi di ricerca sono rivolti ai processi di trasformazione urbana e ai metodi e alle metriche di valutazione della qualità della vita.
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Credit Song Schengen Published by Iter-Research 2014 Courtesy by ONDE Electronic contents 2014.